Bella, ciao, ANDIAMo, amore, mamma, grazie:

what else? 

Volevo partire dai Måneskin e da come chiunque voglia rimorchiare di brutto nel mercato acustico mondiale con un "mamma mia" sappia tuttoggi di andare a botta sicura: perfino quando si tratta di un pezzo mediocre e riproposto da un altro capolavoro, perfino se è palesemente marpione e ritrito, oh, funziona manco schiacciare un bottone e ti ritrovi ad aprire i Rolling Stones a Las Vegas perché Italia batte e reinventa Storia del Rock.

Lo ha fatto Puccini -senz'altro un po' meglio- col jazz a New York quando ha presentato Suor Angelica, why not Vegas.


Per arrivare al fatto che "Bella Ciao" -che è una cover, ed è tutto fuorché un canto partigiano, secondo wikipedia- usa sapientemente le due parole più note della lingua più bella del mondo per affermare una ritrovata identità nazionale dopo la lotta contro l'invasor.

Siamo gente semplice: un "ciao, bella" ed è subito Italia...

 

...anche se Italia non è (che poi, che è, st'Italia?): a cantarsela si sente subito come sia una melodia modale di stampo est-europeo: ebraica e per la prima volta, pare, registrata a New York da un musicista ucraino (quella dominante ribattuta in acuto sul "ciao ciao ciao" del ritornello ha moltissimo di yiddish zigano, al limite dell'autoparodiante, e ben poco di nostrano).

 

(E la butto lì: anche Il Caffè della Peppina mi ha sempre insospettita parecchio, con questa vecchia strega che fa gli intrugli e forse si mangia pure i bambini; per non parlare del sovietismo aperto che trapela in altri brani).

 

Vabè, stringo.

 

Lascio qui una mia #Operapill di ormai quattro anni fa che parla della sorte analoga di una canzone, armonicamente peraltro simile alla poi ribattezzata Bella Ciao, ben individuata come orecchiabile e poi ridestinata a essere fonte di rumore sociale.

 

All'epoca avevo tempo e voglia di evangelizzare e facevo i video per bene, quindi questo ve lo consiglio proprio (non si vede la preview ma il video è lì, cliccate).

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 Scusate se d'ora in poi cantando Bella Ciao penserete ai Måneskin, ma volevo un'ennesima volta ribadire il concetto del branding linguistico.

La prossima volta parliamo di San Francesco e Ferrari.

 

Speriamo che quelle due belle dosi di vaccino che ci siamo fatti tra il 1915 e il 1945 bastino.

 

Buona Liberazione a tutti voi

 

La Maestra

“extremely good at this” (Graham Vick)

 

“bringing the language, the music and the characters to life” (Paul Nilon)

 

“the foundation of a role” (Jennifer Rowley)

 

“magic conjunction of vocal technique, musical interpretation and building of the character: a radical rethinking of the act of singing” (Anna Piroli)

 

“incredible breadth of knowledge” (Heather Lowe)

 

“magic effect on the voice and our art form” (Jessica Harper)

 

“opened up a world” (Giulia Zaniboni)

 

“180 degree turn in my work with the singers” (Theophilos Lambrianidis)

 

“invaluable: she’ll make a role really succeed on stage” (Ariadne Greif)

 

“potentially life-changing” (Amy Payne)

 

“brings life to operatic drama” (Maria Sanner)

 

“enlightening, professionally and humanly” (Clara La Licata)

 

“thoroughly prepared and professional” (Marie Kuijken)

 

“truly unique method and insights” (Jasmine Law)

 

“a lingual and linguistic genius” (Peter Tantsits)

 

“entirely devoted to the art of Opera singing” (Ida Falk Winland)

 

“incredibly informed, consistent, knowledgeable” (Michael Corvino)

 

“carrying the torch of finest Italian Opera” (Nathaniel Kondrat)

 

“a crucial basis for all the singers” (David Cowan)

 

“a cure and a respect of the Music and the words’ musicality that can be learnt so deeply nowhere else in the world” (Matilde Bianchi)

CANTAREITALIANO.org  
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