NOTIZIARIO 9 >2022 ACCADEMIA RINASCITA 18 LA QUESTIONE SOCIALE Anno 1 - Numero 9 - FEBBRAIO 2022 Bollettino mensile d'informazione e rubrica di notizie di Accademia Rinascita18 Ente di Formazione Culturale | Editore: Margarida Tavares | Direttore responsabile: Maria Samonà | Sede legale, amministrazione: Via Alessio Narbone 58 - Palermo 90138 | P.Iva e C.F.06662510822. |
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ARGOMENTI: IL PIANETA DELLE MACHINE: IL NOSTRO FUTURO? di Ingo Hoppe (I°parte) > ANTROPOSOFIA (8°puntata) > LA QUESTIONE SOCIALE NELL'UMANITÀ CONTEMPORANEA (1°conferenza) di Carmelo Samonà > I CONTI NON TORNANO di Piero Cammerinesi > TRIPARTIZIONE: UNA VIA VERSO LA RISOLUZIONE DELLA PANDEMIA di Marco De Berardinis > PEDAGOGIA CURATIVA: ATTITUDINE UMANITARIA di Loredana Pellegrino.Foto di Stefano Fogato |
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Editoriale Bentornati a questo numero di Febbraio 2022 del Notiziario di Rinascita 18. Siamo nel cuore dell’Inverno, nel centro del raffreddamento superficiale della Terra, mentre correnti di rinascita primaverile serpeggiano già ovunque e il mondo nascosto della natura ci sussurra che la primavera traspare nella luce crescente e nello scioglimento della cristallizzazione… Quando questo notiziario andrà in giro saranno accadute molte cose nel mondo rispetto al momento in cui scrivo queste righe, poiché la vita sociale ferve come non mai, sopportando da un lato colpi durissimi e dall’altro sbocciando a nuove competenze. È un tempo molto significativo. In questo numero troverete la continuazione dello scritto di Carmelo Samonà “Antroposofia” e la pubblicazione della trascrizione della prima conferenza su LA QUESTIONE SOCIALE; un articolo di Piero Cammerinesi dal titolo “I conti non tornano” sulla drammatica situazione attuale; la continuazione dello scritto sulla Triarticolazione sociale di Marco De Berardinis e l'articolo di Loredana Pellegrino "Pedagogia curativa: attitudine umanitaria". Questo mese, inoltre, ho scelto per voi un interessante articolo tratto dal numero 28 del 2001 di Kairós e scritto da un giornalista antroposofo svizzero, Ingo Hoppe, che lavora sviluppando molti temi dell’istruzione per adulti e anche interessantissime ricerche sui risvolti spirituali di film e videogiochi. La cosa che più mi ha colpito di questo articolo, di cui questo mese va in edizione la prima parte, è che sono passati 22 anni dalla sua stesura e chi come me, 22 anni fa era un adulto, resta sconcertato dal leggere con estrema chiarezza dove 22 anni fa stavamo dirigendoci… esattamente dove siamo adesso, nella situazione che descrive acutamente Cammerinesi. |
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Hoppe ci fa notare come abbiamo “voluto” questa epoca che ora ci circonda soffocandoci, “facendo volere in noi” qualcuno che ci portava dove con la coscienza desta non avremmo mai riconosciuto di volere andare. Nello stesso tempo, per chi come me ha visto tantissimo tempo fa Guerre Stellari, è stupefacente rivedere con gli occhi di Hoppe che Luke Skywalker, (il “luminoso camminatore del cielo” nella sua traduzione), il protagonista, l’eroe puro, è figlio di Darth Vader (Darth in inglese è dardo, freccia. Vader in olandese è padre), il male. Il cinema non è uno spettacolo che io ami tanto perché fa entrare in uno stato di coscienza di passiva ipnosi dove passano sottosoglia troppe cose, per cui sono fautrice di un’igiene della visione. La lettura e la narrazione orale implicano invece una attività personale di creazione di immagini e mai come ora che ho letto che Il “luminoso camminatore del cielo” è figlio di “Padre Dardo”… ora tutto mi è più chiaro e confermato anche da alcune fiabe dei Grimm: il “padre infelice” perseguiterà sempre “il figlio”, contendendolo ad altre genitorialità e il figlio dovrà in crescenti combattimenti confrontarsi col padre fino a evolversi a tal punto da riportarlo al bene. Ogni tentativo di disconoscere la paternità, ogni tentativo di fuggire; ogni tentativo, però, di blandirlo assecondandolo, rimandano solo il cimento e lo rendono più crudele. Cimento che un giorno avverrà con più chiarezza. Oggi siamo a una battaglia intermedia. Ma un film o un libro o un sogno possono dirci: siamo proprio nel punto della storia nel quale dovevamo essere e nel quale abbiamo lasciato che altri volessero che ci fossimo. Stiamo sereni. Forse un po' criptico come editoriale? Consentitemelo e ne parliamo ancora al prossimo numero. Maria Samonà |
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IL PIANETA DELLE MACCHINE: IL NOSTRO FUTURO? di Ingo Hoppe Se si pensano fino in fondo gli sviluppi unilaterali (della nostra cultura n.d.t.) sorgono immagini grottesche che rivelano (dietro di sé) reali esseri spirituali. Nell’articolo che segue immagini di questo tipo vengono tratte dal mito fantascientifico di Guerre Stellari e individuate in alcuni fenomeni dell’industria high tech, e una somiglianza si rivela nella loro natura essenziale. I primi episodi di Guerre Stellari appartengono ormai al passato ma la loro mitologia continua a vivere. Non solo nell’ultimo episodio, uscito due anni fa sugli schermi di tutto il mondo; ma anche in una gran quantità di fumetti, di giocattoli e di video games le sue figure centrali vivono e affascinano milioni di persone. Anche non sapendo che George Lucas, il regista, pare abbia letto parecchi libri di Rudolf Steiner, se ne può avere conferma in ogni momento. LA STELLA DELLA MORTE Che sia nella medicina, nella produzione robotizzata di automobili, nell’industria dell’intrattenimento o nella vita di tutti i giorni, le macchine stanno diventando ovunque sempre più dominanti. Per persone come Bill Gates (il presidente della Microsoft) è del tutto legittimo auspicare che gli sia permesso collegare, attraverso cavi e reti sempre più veloci e funzionali, quante più aree possibili della vita, fino ad arrivare ad una sua totale informatizzazione. La Terra, circondata com’è da un numero crescente di satelliti, è sempre più intessuta nella rete mondiale delle telecomunicazioni e dell’informatica. Le grandi metropoli si stanno espandendo, l’industria sta trasformando interi paesi in altrettanti deserti e i paesaggi culturali formatisi attraverso parecchi secoli sono attraversati in lungo e in largo da autostrade a otto corsie, piloni telegrafici e antenne televisive. Non c’è ormai famiglia che non possieda l’onnipresente macchina dell’intrattenimento, ossia la televisione. E ora, con le tecnologie genetiche, anche la natura vivente viene imprigionata nella camicia di forza della manipolazione meccanicistica. Se si pensa questo sviluppo fino in fondo e ipotizzando che questa sia l’unica tendenza di sviluppo del genere umano, è evidente quale ne sarebbe la conseguenza ultima: la distruzione ambientale della natura vivente a favore della totale meccanizzazione di tutti gli aspetti della vita. Se a qualcuno viene chiesta, individualmente, la propria opinione, difficilmente risponderà di volere veramente una simile conseguenza. Eppure milioni di esseri umani nella loro vita di tutti i giorni si comportano come se questo fosse il loro più grande desiderio. Anche se l’individuo non lo vuole coscientemente, la dinamica intrinseca del collettivo procede con assoluta chiarezza di intenti in direzione di un pianeta delle macchine. Tutti si dicono contrari ma in realtà tutti sono attivamente coinvolti (in questo processo). Anche se gli esseri umani non desiderano realmente una meccanizzazione totale- possono non esserne sempre consci ma una riflessione autentica può portare alla consapevolezza- fanno tutto ciò che è necessario per arrivarci. Fare qualcosa e in un certo senso persino volerlo senza però realmente desiderarlo significa che dietro questa volontà non c’è il vero io dell’essere umano. Questo significa anzi che questa volontà non viene dall’essere umano e che qualcosa di non umano vuole in lui. Se non da me, da dove viene dunque questa volontà? Deve essere un qualcosa di estraneo a me ma che ha nondimeno capacità di volere. Ma volere nel vero senso del termine è qualcosa che solo un Essere può fare, un Essere che abbia almeno una natura psichica interiore; un oggetto inanimato non può volere niente. Ne consegue perciò che devono essere certi Esseri a volere nell’essere umano quando questi, in uno stato ottuso di coscienza, vuole qualcosa che nell’intimo del suo essere in realtà non potrebbe mai volere (né desiderare). Gli strateghi della pubblicità ogni giorno fanno leva, attraverso la manipolazione dell’inconscio, su questa volontà estranea presente nell’individuo. A questo punto bisogna dire che l’Essere che spinge l’individuo in direzione di un pianeta delle macchine, processo questo grandemente favorito dai costanti attacchi allusivi della pubblicità, nella terminologia antroposofica è chiamato Arimane. Gli esseri arimanici “… invadono l’inconscio dell’essere umano, irrompono nella vita della sua volontà, nella vita del metabolismo e degli arti. Sono quella razza di esseri spirituali che desiderano infondere nell’essere umano un interesse speciale per tutto ciò che è minerale-materiale, che vogliono instillargli un interesse per tutto ciò che, ad esempio, è meccanico e ha le caratteristiche di una macchina…”(1) A tutto ciò è inoltre collegata la distruzione ambientale di tutto ciò che è sorto nel passato dai grandi cicli di sviluppo della Terra attraverso la creazione divina dei regni viventi della natura. “Essi…vorrebbero la scomparsa del mondo animale, la scomparsa del mondo fisico dell’Uomo, la scomparsa del mondo delle piante. Del regno minerale vorrebbero che restassero solo le leggi fisiche ma in particolare vorrebbero che gli esseri umani fossero cancellati dalla Terra; e vorrebbero costruire un nuovo Saturno (questo significa un pianeta extraterrestre n.d.a.) fatto solo di macchine, un mondo nuovo fatto di nient’altro che di macchine. E il mondo poi andrebbe avanti in questo modo”(1) Una delle maggiori aziende tecnologiche tedesche, la Saturn ha prodotto un opuscolo commerciale in cui si parla di intelligenza artificiale, si rappresenta un Pianeta Saturno e vengono offerte in vendita solamente macchine. Questo messaggio pubblicitario a quanto pare è molto efficace. GUERRE STELLARI E IL LORO RETROTERRA SPIRITUALE Non è facile per l’uomo moderno accettare l’esistenza di esseri spirituali. E tuttavia quasi la metà della popolazione mondiale si precipita a vedere film come Guerre Stellari che è pieno di rappresentazioni visive di fatti spirituali. Qual è il motivo? Perché la gente è così interessata a queste storie? E’ solamente per l’azione e per il richiamo di questi racconti fantastici? E’ molto improbabile. Chiunque abbia una conoscenza approfondita del mondo dell’arte sa bene che una qualsiasi opera di fantasia artistica, suscita un interesse maggiore se contiene anche la verità. E il pianeta delle macchine di Guerre Stellari è l’immagine esatta del mondo per cui l’umanità, come abbiamo dimostrato, sta lavorando pur senza volerlo. Al cinema gli spettatori guardano con orrore alla malefica stella della morte e non sanno che nella vita di tutti i giorni stanno continuamente agendo per renderla una realtà. Sarà forse per questo che l’effetto orrore è così forte? Questo senso di orrore aumenta ulteriormente quando compare lo strano Essere de-umanizzato, dotato di facoltà paranormali e che sembra legato a doppio filo al pianeta delle macchine, permeandolo e controllandolo come una grande potenza. Questo personaggio si chiama Darth Vader. Per quanto possa sembrare esagerato al lettore, è comunque così: Darth Vader è l’esatta rappresentazione fantascientifica dell’Essere che prima abbiamo chiamato Arimane. Vi sono innumerevoli corrispondenze tra la descrizione che Steiner dà di Arimane e Darth Vader, un cupo e freddo dittatore, ridotto quasi a macchina, che controlla con spietata severità un avanzato apparato tecnologico militare- L’Impero- un sistema terrificante di soppressione, uno stato meccanizzato e monolitico per eccellenza. Darth Vader, il dannato che un tempo era sulla retta via, è il padre di colui che combatte per il bene, Luke Skywalker, che lo redime sconfiggendolo in un duello tra bene e male, motivo interiore fondamentale del nostro tempo. Tutto il film è stracolmo di temi, Esseri ed eventi che il regista George Lucas ha chiaramente mutuato dalle idee dell’Antroposofia. Darth Vader è un’autentica immagine spirituale (2), una rappresentazione immaginativa di quel principio- che plasma il mondo- dell’indurimento meccanico-materiale. Un principio che, se immaginato come Essere, può in ultima analisi essere articolato- forzando un po' parole e metafore- con l’aiuto delle raffigurazioni arimaniche tradotte in immagini che possono essere trovate nell’Antroposofia. Questo, è bene tenerlo a mente, è comunque solo un tentativo velleitario di definire un qualcosa che difficilmente è accessibile alla coscienza ordinaria e che, come spesso accade, può facilmente essere considerato un’incomprensibile assurdità. Tuttavia, da una riflessione più rigorosa e priva di pregiudizi e non subordinata alle opinioni correnti, si possono ricavare molti fondamenti razionali che fanno pensare, in modo fattuale e logico, all’esistenza di esseri spirituali, senza per questo dover cadere immediatamente in un ingenuo credere nei fantasmi. FINE PRIMA PARTE - Rudolf Steiner O.O.203
- È ovvio che queste immagini non possono essere che banali nel contesto di un film commerciale di fantascienza.
Questo articolo è stato pubblicato sul n°32-33 di Das Goetheanum dell’Agosto 2000 e sul numero 17 di New View di Ottobre-Dicembre 2000. Poi pubblicato sul numero 28 di Kairòs del Luglio-Agosto 2001 |
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Ingo Hoppe è uno studioso di Filosofia e Storia ed è di Basilea. Cofondatore dell’Associazione per la Libera Vita Spirituale che si propone di incoraggiare un maggiore individualismo etico nel campo dell’istruzione per adulti. Dal 1999 è attivo come giornalista freelance. Ha elaborato il concetto di Libera Università di Wilhelm von Humboldt. Inoltre ha pubblicato un libro sulla visione futura del filosofo russo Vladimir Soloviev “Un racconto dell’Anticristo”. Da Ottobre 2016 è libero professionista per la rivista svizzera Zeit. L’obiettivo attuale è la ricerca di contenuti spirituali nei film e nei giochi per computer. Ingo Hoppe tiene lezioni di storia contemporanea e di argomenti filosofici e spirituali. |
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PUBBLICAZIONE A PUNTATE DEL DOTTORE CARMELO SAMONÀ ANTROPOSOFIA 8° puntata 01/02/2022 (Continuazione dal numero precedente gennaio.2022) Da questo lavoro dell’io sull’organismo ne deriva la figura umana come rappresentazione oggettiva dell’io stesso e come strumento sul quale l’io edifica la relazione con se stesso e con la realtà. Ne deriva la forma umana, la sua struttura e la sua postura. Queste sono la testimonianza della vittoria dello spirito universale sulla materia, cioè dell’unione tra cielo e terra e della loro risoluzione nello spirito che nell’uomo assume la forma individuale.In questa prospettiva può risultare comprensibile il fatto che in realtà quell’io che appare a se stesso nello spazio soggettivo della coscienza in realtà opera oggettivamente come potenza plasmatrice del corpo, opera entro il corpo in modo da orientarne la struttura e le funzioni. Nel suo operare si rende visibile cioè nella logica strutturale e funzionale del corpo. Il corpo appare, ad una osservazione introspettiva, compenetrato di un ordine ideale che lo rende il substrato attraverso il quale l’io entra in relazione con se stesso e con il mondo. L’io dunque è operante nella logica che risiede dietro l’edificio del corpo e che nel corpo opera come volontà plasmatrice che modella la struttura degli organi e ne orienta le funzioni. Il corpo non è dunque connesso accidentalmente con l’io in modo che la coscienza galleggi su di esso come su di un corpo estraneo. Quell’io che appare a se stesso nella coscienza come in uno specchio, l’io che si rappresenta nella coscienza, se vogliamo l’immagine dell’io, ha il suo essere in quella potenza oggettiva del pensare che opera come logica architettonica del corpo e che si manifesta come la volontà plasmatrice che edifica il corpo stesso, che edifica il corpo come organismo. Infatti organismo deriva da organo che significa strumento, utensile. Il corpo è appunto lo strumento per mezzo del quale l’io entra in relazione con se stesso e con il mondo, in quella forma di relazione che è propria dell’esistenza terrestre. Il corpo è dunque intrinsecamente legato all’io ed è la determinazione, la condensazione della volontà di esistere. L’io stesso forgia il corpo e lo colloca in una determinata posizione entro il mondo in modo da mettersi di fronte alla realtà secondo quella prospettiva che egli stesso ha determinato. E’ nell’io stesso dunque che vanno ricercate le ragioni dell’esistenza del corpo. L’io dunque, nella sua essenza precede il corpo in modo da potere attraverso il corpo entrare in quella forma di relazione con la realtà che gli corrisponde. La forma di relazione con la realtà che è propria dell’uomo e che si differenzia da uomo ad uomo deve essere fatta risalire all’io. L’io è il costruttore di questa relazione. Attraverso il corpo la realtà può essere sperimentata in due versanti opposti. Il corpo determina la divaricazione della realtà in due versanti opposti: il versante esterno in cui la realtà viene sperimentata come fuori di sé e come contrapposta a sé nella forma dello spazio e, dalla parte opposta, che si contrappone allo spazio, il versante interno nel quale viene sperimentata interiormente l’identità dell’io con se stesso, l’evidenza interna dell’io a se stesso. Il versante soggettivo è il territorio nel quale l’io sperimenta interiormente se stesso, sperimenta se stesso in maniera opposta a quella in cui sperimenta la realtà esteriore. Ma in realtà l’io, al di là dell’esperienza interiore di sé nello spazio soggettivo della coscienza è il principio che costruisce la divaricazione tra soggetto e oggetto in cui si struttura la coscienza umana, divaricazione che è la conseguenza della mediazione del corpo. Essendo l’io il costruttore del corpo è da ricondurre ad esso la frattura della realtà in due versanti che si oppongono tra di loro, il versante soggettivo e il versante oggettivo. Ma in realtà questi due versanti, il versante soggettivo e il versante oggettivo sono la nascita e la morte. Alla nascita la prospettiva interiore dell’esperienza si estende a tutta la realtà. Alla morte invece la coscienza si spegne abbandonando la relazione col corpo che appare restituito ad una esistenza puramente oggettiva che ne cancella progressivamente le tracce in cui era manifesta la sua relazione strumentale con l’io. Soggetto e oggetto sono dunque termini della relazione dell’io con quella realtà che, attraverso il corpo, costituisce il fondamento dell’esistenza. E l’io stesso che sta alla base di ciò che si divide nella opposizione tra soggetto e oggetto. Le ragioni attraverso le quali l’io si costruisce il corpo, cioè l’imbarcazione con cui attraversa la navigazione dell’esistenza, sono al di là della scissione tra soggetto e oggetto, giacchè si trovano prima del corpo stesso. Queste ragioni, essendo oltre il corpo e quindi prima della separazione dell’io dall’universo che il corpo stesso determina, sono da ricondurre all’io come unità originaria di ciò che si manifesta nell’esistenza. Sono attinte dall’unità interiore tra l’io con la realtà che è l’esistenza spirituale, esistenza dalla quale l’io si distoglie per costruire il corpo come strumento per retrarsi in se stesso e rimuovere la realtà fuori di sé. L’io si separa dalla realtà lasciandola dietro di sè per unirsi con il corpo. In tal modo l’io come unità originaria di ciò che si divide nell’opposizione tra soggetto e oggetto va considerato come il fondamento dell’oggetto altrettanto che del soggetto. L’oggetto è ciò che è stato rimosso fuori di se al fine di costruire uno spazio soggettivo per sperimentare se stesso. Ma l’oggetto è ciò in cui l’io si trova intessuto con l’universo, ciò che di noi stessi abbiamo lasciato indietro per poterci sperimentare entro noi stessi nella reclusione del corpo, senza l’appoggio del mondo spirituale. Ciò che incontriamo nella totalità degli accadimenti che si srotolano davanti a noi nello svolgimento dell’esistenza in realtà siamo noi stessi, è il nostro passato intessuto nella realtà, ciò che abbiamo lasciato dietro di noi per poterlo porre oggettivamente davanti a noi e in tal modo poterlo rielaborare. Questo costituisce nell’esistenza ciò che è dato per necessità. Proprio perché viene posto dall’io stesso davanti a se e fuori di sé può essere elaborato. Attraverso il corpo l’io si retrae in se stesso in modo da potersi sperimentare entro se stesso e potere porre davanti a sé ciò che è dato, ciò che è l’esito del passato, ciò che di se stesso ha lasciato dietro di se e ha con le sue azioni consegnato al mondo. In tal modo nella relazione tra oggetto e soggetto si incontrano necessità e libertà che costituiscono il destino Per questo, in una certa prospettiva della conoscenza che va verso l’autoconoscenza, la necessità è il substrato della libertà e, in una prospettiva superiore, tutto quello che ci accade per necessità è la cosa migliore possibile che ci possa accadere perché è l’unica cosa che ci dà l’opportunità di evolverci. Come vedremo questa prospettiva costituisce un elemento importante nel cammino di autoconoscenza e di autotrasformazione. |
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LA QUESTIONE SOCIALE NELL'UMANITÀ CONTEMPORANEA 1° conferenza Trascrizione del primo incontro del GRUPPO DI STUDIO NAZIONALE, svoltosi da Aprile a Novembre del 2021. Viene trascritta e riportata solo l'introduzione del Dott. Carmelo Samonà, in attesa di una futura rielaborazione dell'intero contenuto dei diversi incontri. | | |
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I CONTI NON TORNANO Ci sono giorni – come oggi – in cui si vorrebbe mandare tutto al diavolo, in cui si vorrebbe semplicemente spingere un pulsante e puff, sparire. Il dolore, l’ansia e l’angoscia delle persone, dopo due anni di psico-pandemia, sono aumentati esponenzialmente sopratutto con la progressiva stretta della garrota da parte di istituzioni corrotte ed integralmente autoreferenziali. Non c’è giorno in cui imposizioni e regole insensate non si sforzino di piegare le menti di un numero sempre più ampio di persone. Clicca sotto per continuare a leggere | | |
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FEBBRAIO 22 PEDAGOGIA WALDORF E PEDAGOGIA TERAPEUTICA ANTROPOLOGIA ANTROPOSOFICA CONOSCERE L'ADOLESCENZA Per insegnanti di Scuola superiore e genitori (uditori) DAL 18-20 FEBBRAIO 2022 - 88 ore Formazione antroposofica applicata alla pedagogia per educatori-insegnanti delle classi superiori, il terzo ciclo fino ai 21 anni. Il tema dell'adolescenza rappresenta un'emergenza sempre più drammatica nella nostra società. Esso può essere considerato quasi un indicatore dello stato di disagio in cui versano le nuove generazioni. Ma proprio in questo periodo è necessario dare quegli impulsi che possano risanare il disagio dell'adolescente per tradursi in sentimento di fiducia in se stesso e gioia nella vita. In questo seminario, attraverso uno studio approfondito delle tematiche adolescenziali, si vogliono dare agli insegnanti e genitori, strumenti per instaurare un dialogo che possa orientare l'adolescenza verso un incontro creativo con la vita. La formazione di 88 ore al Seminario “Conoscere l’adolescenza” è riconosciuta all’interno del percorso formativo del del Master in Pedagogia Waldorf e Pedagogia Terapeutica livello II, rivolto a trasformare tutte le conoscenze acquisite nei momenti precedenti di formazioni, in capacità operative sul piano pedagogico sia del punto di vista della relazione, sia dal punto di vista dell’azione dell’insegnante nella pratica della arte pedagogica. Si tratta di rivedere, dal punto di vista pratico, tutto quello che è stato acquisito nei momenti precedenti della formazione. Sia per la pedagogia Waldorf che per la Pedagogia Curativa e Socioterapia. L’allievo potrà accedere alla formazione di INSEGNANTI DI SCUOLA SUPERIORE se ha conseguito in precedenza la conoscenza delle basi di osservazione metodologica e fenomenologia goetheana e la conoscenza dei principi dell’ antroposofia, dell’antropologia antroposofica. Lo studio è rivolto, oltre a un ulteriore approfondimento dei contenuti, soprattutto a una riconsiderazione sulla base di situazioni del contenuto della pedagogia e della pedagogia curativa, in relazione a circostanze e situazioni concrete, anche con la presenza o la possibilità di trattare casi specifici clinici e pedagogici. ISCRIZIONE OBBLIGATORIA CON COLLOQUIO CONOSCITIVO PRELIMINARE Per info. e iscrizioni si prega di inviare una email a: info@rinascita18.com |
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TRIPARTIZIONE UNA VIA VERSO LA RISOLUZIONE DELLA PANDEMIA Di MARCO DI BERARDINIS Viviamo tempi incerti, e ambigui possono sembrare gli ultimi decreti del Governo in materia di vaccinazione e green pass. Ma se volessimo analizzare spassionatamente tali provvedimenti, senza interferire con la propria visione personale, per quello che ci è possibile, potremmo concludere che tali scelte rasserenano e rassicurano la maggioranza della popolazione, in gran parte impaurita dalla narrazione mainstream attuato dallo stesso Stato. D’altro canto, immaginiamo il Governo adottare la libera scelta vaccinale e creare misure non discriminatorie sul green pass. Questa scelta sicuramente avrebbe inibito la paura della stragrande maggioranza degli italiani ?Immaginiamo anche un mainstream autonomo che si limiti semplicemente a dare voce al vero e a chiunque. Sparirebbero confusione e paura ma rimarrebbe solo qualche incertezza e la gestione dei più timorosi. Ora le menti migliori di un paese, e per migliori non intendo quelle più intelligenti ma quelle più pacatamente morali e che hanno poco risentimento, stanno iniziando, dai più disparati punti di vista, a correggere queste vedute e tale cosa porterà alla risoluzione di certi provvedimenti. |
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Cerchiamo adesso di andare più in profondità nei nostri limiti e domandarci se tutta questa situazione non parta, immaginiamolo soltanto, da un profondo disinteresse per il prossimo, sia anch’essa una piccola minoranza. E immaginiamo pure che una piccola minoranza che si dibatte per la libertà vaccinale sia disinteressata alla paura che avvolge la maggioranza, paura indotta o meno. Domandiamoci in questa epoca, che deve portare il risveglio della coscienza, cosa significhi risveglio. Noi constatiamo che quando si parla di risveglio venga fuori di tutto, centri sottili, chakra, espansione della coscienza, apertura del cuore, collegamento con il Cristo, eterico e non ecc… tranne quanto essenzialmente è connesso con il risveglio ossia l’interesse per l’altro. A tal proposito, l’insegnamento di Rudolf Steiner apre a questa possibilità, ossia a far sorgere l’interesse vivo per l’altro, sia con le pratiche interiori1 che con l’essere della Tripartizione, il cui studio porta con sé una visione orientata già intrinsecamente alla collettività, visione che rifugge il tornaconto personale, Tripartizione che in questo momento storico, è forse l’unica vera arma alla portata di tutti per uscire dalla crisi. 1: In special modo, il terzo esercizio dei complementari dopo che si è verificata in via catartica l’accettazione incondizionata del destino. |
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MARZO 22 CORSO DI FORMAZIONE PER MAESTRI DI EDUCAZIONE ELEMENTARE DAL 12-13 MARZO 2022 - 104 ore L’educazione del secondo settennio presenta degli aspetti particolari legati alla natura del bambino in questa fase evolutiva. Per effetto della trasformazione del rapporto con la realtà rispetto al primo settennio, il bambino sviluppa una prima forma di socialità rappresentata dalla frequentazione della scuola. Questa differenziazione tra ambiente familiare e ambiente scolastico è anche in relazione con la differenziazione entro la coscienza tra un mondo esterno e un mondo interno. Il rapporto tra questi due ambiti è possibile solo attraverso la mediazione dell’adulto e in particolare del maestro, che in questa fase viene riconosciuto dal bambino come una autorità e come il tramite per conoscere e sperimentare il reale, questo viene portato in quel modo prevalentemente immaginativo che è caratteristico di questa fase evolutiva. Il maestro, dunque, per addivenire al suo compito deve sviluppare la capacità di suscitare interesse partecipativo al processo di apprendimento, per questo deve formarsi attraverso un processo di auto-educazione, questo gli consentirà di sviluppare la giusta intuizione e sensibilità per venire incontro alle esigenze evolutive del bambino. Il corso si propone di dare al maestro gli strumenti per percorrere questo processo di auto-educazione e di auto-formazione per costruire una sana relazione pedagogica con l’allievo. ISCRIZIONE OBBLIGATORIA CON COLLOQUIO CONOSCITIVO PRELIMINARE Per info. e iscrizioni si prega di inviare una email a: info@rinascita18.com |
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FOTO DELL'OPEN DAY CON ESPERIENZA DI PITTURA PER GENITORI E BAMBINI |
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PEDAGOGIA CURATIVA: ATTITUDINE UMANITARIA Di LOREDANA PELLEGRINO LE ORIGINI La pedagogia curativa antroposofica venne “inaugurata” nel 1924 nell’ambito di una piccolissima cerchia di persone. Tre giovani tedeschi, Franz Löffler, Siegfrid Pickert e Albrecht Strohschein, decisero di fondare un piccolo istituto in cui poter assistere bambini portatori di handicap, e perciò bisognosi di cure dell’anima, nel modo che ritenevano giusto in base alle loro conoscenze della scienza dello spirito antroposofica e al loro personale legame di destino con alcuni antroposofi. Nonostante la difficile situazione economica e sociale della Germania del primo dopoguerra, riuscirono a prendere in affitto vicino a Jena un edificio adatto che aveva il nome di Lauenstein. Lì cominciarono ad accogliere e ad assistere i piccoli ospiti nel mese di maggio del 1924. Rudolf Steiner stesso visitò l’istituto il 18 giugno 1924 e promise agli iniziatori di tenere per loro un ciclo di conferenze di pedagogia curativa quando fosse tornato a Dornach. Nella settimana seguente venne così organizzato un vero e proprio corso per un gruppo di ventuno partecipanti, tra cui educatori interessati e alcuni medici antroposofi. Le varie conferenze pedagogiche e mediche che diedero corpo al corso furono pubblicate allora in forma riservata e oggi è possibile leggerle nel volume Corso di pedagogia curativa (dodici conferenze tenute a Dornach dal 25 giugno al 7 luglio 1924 per medici ed educatori), O.O. n. 317. Come ha precisato il Dottor Giancarlo Buccheri nella “Prefazione”: «questo corso non va inteso come un trattato di pedagogia curativa o di psicopedagogia nel senso comune del termine, ma piuttosto come una prima descrizione generale dei quadri di destino di singole personalità umane, nella fattispecie di alcuni bambini portatori di handicap fisici o psichici particolarmente significativi. Da tale descrizione si potranno ricavare, in un successivo momento, le indicazioni opportune per assistere e per curare casi analoghi in modo del tutto individuale e conforme alla loro dignità spirituale». Steiner, nella prima conferenza, suggerì la necessità di «rendersi conto che ogni manifestazione di sviluppo infantile incompleto o malato è osservabile in modo meno evidente anche nella vita animica cosiddetta normale, se solo la si esamina adeguatamente. In qualche angolo della vita animica di ognuno si nasconde una cosiddetta anormalità». Nella seconda conferenza, in riferimento all’educatore, Steiner affermò: «Se l’educatore riesce ad immedesimarsi del tutto in questa situazione […] se può immedesimarsi in questo blocco e allo stesso tempo sviluppare con la propria energia una profonda compassione [NdR: compassione attiva, non passiva] per questa esperienza interiore, si forma nel suo corpo astrale la comprensione per la condizione del bambino ed egli riuscirà poco per volta ad estirpare ogni traccia di simpatia o antipatia nei confronti del fenomeno. […] Finché si prova simpatia o antipatia per la peculiarità del bambino […] finché di fronte a questi casi ci si lascia prendere dall’agitazione, non si può ancora educare in modo davvero efficace. Solo quando si sia giunti al punto di avere un quadro obiettivo di un tale fenomeno, quando lo si accetta obiettivamente con una certa calma interiore e non si prova altro che compassione, è presente nel corpo astrale la costituzione animica che pone nel giusto modo l’educatore a fianco del bambino. Allora si provvederà in modo più o meno giusto a tutto il resto. Non si ha infatti un’idea di quanto sia indifferente ciò che si dice o non si dice superficialmente come educatore e di quanto sia importante ciò che l’educatore stesso è. Come si arriva a una tale comprensione? Ci si arriva proprio attraverso lo sviluppo di un interesse sempre maggiore per il mistero dell’organizzazione umana in generale». Nella terza conferenza Steiner ebbe cura di evidenziare che «si agisce nel senso di una pedagogia curativa che può restare sul terreno morale, quando si è davvero del tutto presenti, quando ci si interessa del tutto individualmente di come vengono fatte le cose». E alla fine della quarta conferenza disse: «Chi voglia diventare educatore di bambini anormali non ha mai finito, per lui ogni bambino rappresenta un nuovo problema, un nuovo enigma. Scoprirà però come deve procedere nel caso singolo, solo lasciandosi guidare dall’entità del bambino. È un lavoro scomodo, è però l’unico reale. Per questo è così importante secondo la scienza dello spirito che proprio gli educatori coltivino nel senso più elevato l’autoeducazione. Eserciteremo la migliore autoeducazione ricercando con interesse i sintomi di malattia, fino ad avere il sentimento: un sintomo come questo è qualcosa di stupendo. […] il manifestarsi di un sintomo abnorme è qualcosa che, visto spiritualmente, è più prossimo allo spirituale di ciò che l’uomo fa nel suo organismo sano. Questa vicinanza con lo spirituale non può attivarsi in modo corrispondente in un organismo sano. Una volta che lo si sia compreso, si potrà venir condotti all’intimità». Infine, nella decima conferenza Steiner invitò a bandire ogni vanità perché la gioia per l’esperienza interiore della verità, «rendere vivente in se stesso una verità», deve «procedere di molto tutta la presunzione di avere una missione». OGGI La pedagogia curativa non costituisce solo una scienza e neppure soltanto un’arte, bensì un’attitudine umanitaria, oltre che umana. Dopo quasi un secolo, ancor più oggi, rappresenta un’attenzione benefica per tutti coloro che vedono minacciata la propria individualità umana: questa la sua “vera destinazione”, come individuò Karl König (medico, fondatore del Camphill Movement). Minaccia che oggi è esperienza molto comune. L’esperienza della pedagogia curativa, in una Scuola come in qualunque altro contesto sociale, viene suggerita da bambini/fanciulli/ragazzi che, richiamando attenzione sui bisogni di cure, animano genitori, medici, educatori, terapeuti, insegnanti (e tanti altri) ad incontrarli, ad accompagnarli nel cammino individuale, personale… Gli esseri umani con “bisogni speciali” spiccano con individualità così singolari, tali da rendere manifesto il ruolo unico di ogni vita per la comunità del genere umano. Così “intimo” (superlativo di “dentro”, quindi da intendere “che si trova più all’interno possibile”) è l’incontro in pedagogia curativa che risulta inevitabile la contemplazione dell’essenza umana, la meditazione sul mistero della verità di ciascun essere umano. Lo sguardo e l’ascolto, l’attenzione amorevole sono forze che si generano e si rigenerano nell’atmosfera magica di questo incontro. Ogni vero incontro umano è intessuto di libertà; ci si incontra davvero nella misura in cui siamo individui liberi e ci relazioniamo agli altri in una dimensione di libertà. Il riconoscimento dell’altro si attua se lascio che l’individualità libera si presenti a me, ed io sia presente dinanzi ad essa, nella mia libertà. E non c’è libertà senza amore. L’amore ci rende individui liberi, per amore riconosciamo la libertà dell’altro, nell’amore ci incontriamo. Comprensibile è quindi che, vivendo questa atmosfera magica, nutrendola con la luce della speranza, il calore del coraggio e la dimostrazione di fiducia, quella attenzione verso l’interiorità si sviluppi anche come attenzione sociale, attitudine umanitaria. Tristemente “comune” è la minaccia all’individualità umana…nella “comunità” c’è la cura! La pedagogia curativa è attenzione all’individualità, cioè riconoscimento di ciascuno e, al contempo, valorizzazione del suo unico contributo, quindi sviluppo di socialità. |
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MARZO 22 ANTROPOLOGIA ANTROPOSOFICA, PEDAGOGIA, MEDICINA AUTOCONOSCENZA E AUTOTRASFORMAZIONE LEZIONI MAGISTRALI Dal 3 marzo 2022 - 5 incontri una volta alla settimana il venerdì Il seminario ha lo scopo di fornire delle basi metodologiche e dei contenuti dell’antroposofia, in modo da aprire alla possibilità, attraverso la loro conoscenza e il loro uso, di intraprendere un cammino che renda possibile un esercizio interiore di autoconoscenza e di autotrasformazione. CALENDARIO 3 marzo, 10 marzo, 24 marzo, 7 aprile, 14 aprile Modalità online dalle h.18-20 con pausa intermedia Docente: DOTT. CARMELO SAMONÀ ISCRIZIONE OBBLIGATORIA Formazione tematica Per info. e iscrizioni si prega di inviare una email a: info@rinascita18.com |
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RELAZIONE SOCIALE 2020 RINASCITA 18 S.R.L. SOCIETÀ BENEFIT Lo scopo delle iniziative nell’ambito dell’Alta Formazione Antroposofica promosse da Rinascita 18 S.r.l. Società Benefit, è quello di offrire, in particolar modo ai giovani, l'opportunità di percorrere processi formativi volti a risvegliare la loro creatività. Questo costituisce la base per un cammino di ricerca del senso, riposto in ognuna delle loro esistenze, in modo da potere trarre da se stessi, per propria iniziativa, quei progetti attraverso cui plasmare la propria vita, in modo da riconoscersi come soggetti attivi della loro esistenza e non come succubi delle circostanze esteriori. Il senso dell'iniziativa è fondato sulla libertà come presupposto dello sviluppo individuale, in maniera tale che ciascuno possa dare un suo specifico contributo, allo sviluppo di una società a misura d'uomo. La società ha avviato dal 2018 corsi di Alta formazione antroposofica in cui i beneficiari sono gli allievi e collaboratori volontari che attingono ai contenuti della formazione. La società si sta attivando per creare una rete di sostenitori, privati e aziende, al fine di istituire borse di studio per giovani, per la formazione in ambito pedagogico, medico, terapeutico e nell’agricoltura Biodinamica.La società opera prevalentemente nel sud Italia e si sta organizzando per uno sviluppo ed ampliamento della sua attività culturale e formativa, affinché entro il 2023 possa avviare le procedure per la certificazione Benefit e la misurazione dei risultati di impatto sociale. L’obiettivo principale è quello di sostenere in misura sempre più allargata lo studio e la formazione di chi ha difficoltà economiche, e di fornire una adeguata preparazione culturale e professionale per svolgere coscientemente e responsabilmente un lavoro a favore della comunità di appartenenza, per un bene comune. |
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