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Sciògliere, dal latino exsolvĕre

Quanti significati diversi, quanti stati d’animo racconta una singola parola. 

 

Si scioglie il nodo della cravatta prima di fare l’amore, si sciolgono i capelli prima di tuffarsi nel mare, si scioglie un legame, un intreccio, per liberarsi, rendendo indipendenti gli elementi che lo costituivano.  

Si può sciogliere un nastro per aprire una sacca appena posata su un letto nuovo, disfacendo i legami che ci hanno legati finora. 

Si scioglie per aprire una qualsiasi chiusura. 

Si sciolgono le vele per aprirle al vento, e intraprendere un nuovo coraggioso viaggio. 

Si possono liberare persone o animali da legami che ne impediscano il movimento, sciogliendo catene ai prigionieri. 

Si scioglie per liberarsi da ciò che lega, che tiene avvinto, ci si scioglie dalla stretta dell’avversario. Ci si stacca, ci si separa, sciogliendosi da un abbraccio. 

Si pone termine a un’obbligazione, a un legame, a un vincolo sciogliendo un contratto, o un matrimonio. 

 

Lasciateci sciogliere la riserva, sciogliamoci da un impegno, o da una promessa dalla quale ci sentiamo obbligati. 

Passiamo come un gelato dallo stato solido allo stato liquido, ammorbidiamoci, fondiamoci. Rendiamo fluido ciò che era compatto, indurito. 

Sciogliamo l’enigma della vita, la sciarada dei pensieri, il rebus dei problemi. Troviamo una soluzione.  

Sciogliamoci come neve al sole. 

Sciogliamoci in lacrime.

Facciamo quello che di più bello ci offre l’estate: lasciamo sciogliere il gelato, mentre siamo occupati a fare tutto ciò che amiamo di più. 

 

 

Un po-po-po-po popolo di allenatori 

 

Abbiamo vinto, ve ne siete accorti?

 

E anche per i non tifosi, anche per i non calciofili, anche per chi non sa nemmeno che cosa sia un fuorigioco, ecco che quell’urlo liberatorio, impossibile da contenere, ha spezzato l’ansia palpabile che pervadeva l’aria di tutta la nostra nazione. Assistere ai caroselli di auto, vedere i fuochi d’artificio comparire anche nei più piccoli paesini, assistere allo sbandierare del tricolore e piangere di gioia per un calciatore che chiama la sua mamma dal campo sul quale ha appena vinto la coppa Europa è stato un tutt’uno.

 

Scoprire la voglia di riscatto del Paese, capire in poche ore che avevamo bisogno di questa esplosione di gioia autentica e incontenibile per cancellare - foss’anche solo per una sera - quell’incubo nel quale siamo precipitati a febbraio 2020 è stato indiscutibilmente meraviglioso. Adesso torniamo a non guardare il calcio e a non sapere che cosa sia il fuorigioco, a non conoscere i giocatori e a snobbare le partite. Fino ai prossimi mondiali: per Qatar 2022 promettiamo di studiare?

 

 

 

foto: The New York Times

 

 

 

 
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A scuola di disordine

 

Se proprio vogliamo dirlo, qui in redazione siamo campionesse olimpiche, e se tutto va bene presto saremo le nuove Marie Kondo. Perché se lo dice persino il Financial Times, che gli ha dedicato addirittura un articolo, sotto il nome più chic di “massimalismo vintage” ecco che il disordine assume tutto un altro spessore.

Si chiama (ovviamente in inglese, perché così è subito più chic!) cluttercore ed è la tendenza - che noi sottoscriviamo e abbracciamo con grande enfasi - della decorazione opposta al minimalismo, resa popolare su Internet e nelle riviste da artisti e designer come Juanjo Fuentes, Tina Seidenfaden Busck e Alison Lloyd, e da account Instagram come quelli di Tat_London o 1920craftsman. Per la BBC , questo “massimalismo” si traduce in vibranti esplosioni di colori e trame, fantasie e stampe. È la lotta del kitsch contro classico. Non si tratta però di moltiplicare gli acquisti di paccottiglia, ma «di amare ciò che già si ha». Quindi non è una scusa come un’altra per riempire la casa di oggetti inutili, ma è l’arte di rendere belli e protagonisti quelli che già ci sono, facendoli vivere nel loro naturale disordine. In Francia l’hanno subito ribattezzata “l’art du bourdel” e noi non potremmo essere più d’accordo. Cosa non faremmo per coltivare la nostra pigrizia…

 

http://www.stay-hungry.fr/2021/06/10/le-cluttercore-lart-du-bordel/

 

 

 
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Staccare la spina 

 

Il tocco di design dell’architetto Lissoni, il fascino un po’ fané del lago più romantico d’Italia, la vicinanza con la città ma la lontananza dai suoi stress. È tutto questo a fare di Casa Fantini un perfetto punto di riferimento per chi ha voglia di una gita che fa subito Scarpetta. Perché qui tra promenade sul lago e visite all’Isola di San Giulio, immersi nel silenzio di un borgo abitato dalle monache di clausura e dai turisti che lo animano con rispetto, ecco che si compie il miracolo di staccare la spina, di rigenerarsi, di sentire il tempo che si dilata e la distanza con la vita reale che si amplifica. Coccolati da una colazione gustosa e lenta, da una proposta ristorativa di assoluta eccellenza, da un’accoglienza da grande albergo ma nel contesto di una casa di campagna contemporanea e perfettamente disegnata, lasciatevi cullare dall’acqua della piscina immersa nella pietra, immergetevi a vostra volta nel verde imperante, coccolatevi con la cromoterapia e prendete spunto dagli immensi mazzi di fiori nei vasi imponenti per ridisegnare la vostra casa vacanza ideale. Poi godetevi un bicchiere di vino prima di cena, e il mondo avrà assunto tutta un’altra struttura.

Comoda, pratica, ma soprattutto bellissima e identitaria. La nostra nuova t-shirt ricamata a mano è un must have dell’estate. La vuoi anche tu? Ordinala subito su www.scarpettamag.it/shop scegliendo taglia e colore preferito. Il colore della scritta sarà a sorpresa. La stessa sorpresa che ti aspetta quando scarterai il pacchetto speciale che abbiamo preparato per te. 

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