CANTARE ITALIANO TRAINING-

DRAMMATURGIA SIDERALE:
A RIVEDER LE ALPHA

Gli antichi guardavano il cielo perché non avevano la TV:

tanto è vero, che il cielo se lo guardavano a mo' di TV.

Della televisione (e della Settimana Enigmistica) presago e precursore, l'Homo da sempre unisce i puntini, si lega i pixel reperibili nell'oscurità, curioso del "...che cosa apparirà?": ed ecco a lui manifestarsi animali, oggetti, personaggi mitologici - e tutte le loro storie, tra loro e a loro volta legate - interconnesse.

 

Essendo le costellazioni non un dogma divino, bensì un modo tutto umano di interpretare il cielo, è ben chiaro che è il Teatro, esattamente come dicevamo l'altra volta del Cinema, e vale anche per la TV, l'esigenza umana più primordiale:

 

l'uomo è un animale drammaturgico.

 

Prima dell'orientamento, dell'astronomia, dell'agricoltura, l'Homo cellà, sta necessità de legàsse i puntini per farsi un po' gossip serale, e siderale.

 

L'uomo comprende drammatizzando, e comprende meglio ancora melo-drammatizzando.

Noi moderni elettrificati abbiamo perduto il cielo molto di recente: da pochissimo non lo vediamo più in HD per quella nube bianca di pixel che è, e che sarebbe in assenza di inquinamento luminoso (figuriamoci se non ci fosse il Sole, che anche di notte se sta sempre lì alle nostre spalle, uffa) - però è intuitivo quanto questa perdita sia stata totale, decisiva, repentina, grave e irreversibile.

 

Che ti guardi, mò, la sera?

 

Probabilmente Dio stesso non si sarebbe mai improvvisato elettricista e messo lì a farsi la Luce da solo (e fu sera, e fu mattina: primo giorno), così, dans bleu, appena messo piede in casa, se non per la stretta necessità di legarsi un filmetto, per farsi il Tempo e significarsi la realtà.

 

Leggere è unire i puntini: raccogliere per raccontare; per fare raccolto; per fare legato.

 

E ce n'era di roba bella, alle tele. Un broadcasting poi sapientemente suddiviso in fasce stagionali e orarie: io, tipo, nel mio tema natale c'ho Heidi e La Signora in Giallo (perfetta sintesi della mia personalità!); voi?

As we speak (essendo le tre del mattino, mentre scrivo) sopra la mia capoccia italica campeggia il triangolo estivo - autentico best seller: trattasi di una biopic sulle tre alpha (gli astri maggiori) di tre costellazioni, in cui sono stati avvistati tre maestosi, nobili uccelli.

 

Se ne sta lì a triangolare (per lo meno a nostro avviso, e da ormai qualche miliardata di anni), con Deneb del Cigno e Altair dell'Aquila, la luminosissima Vega, alpha della Lira (parola a noi cara e familiare sia nell'accezione di valuta, che di istromento e infine di uccello dalla coda in foggia di istromento, appunto, e altresì dalle straordinarie doti vocali imitative di qualsiasi altro verso e finanche rumore: cercatevi assolutamente qualcosa su YouTube!): stella bianco-azzurra, sebbene soltanto doppia, in massa, rispetto al Sole, Vega ha luminosità ben 37 volte superiore ad esso.


Ve lo dico in Gamarrese: se Vega è un'alfa, una A tonica, chiara e tonda, il Sole al confronto è una mezza schwa, di quelle che trovi in un concertato rossiniano su un sedicesimo in levare e magari pure puntato dalla croma precedente:

 

sebbene tu lo legga scritto, se lo ometti nel canto non solo non se ne accorge nessuno, ma anzi ti capiscono e si orientano meglio (per cui non dirlo: bada a fargli vedere l'alfa, Vega, quella bella cicciotta e lascia che il vibrato faccia il resto).

Quel triangolo scaleno (quasi rettangolo), quotidianamente lì fisso da sempre per chiunque accenda la TV celeste da qualche parte Terra - che fai, non te lo guardi, me lo ignori?

 

Anche se, come me Beautiful, non lo hai mai deliberatamente guardato (MAI!) - qualche occhiata passiva a casa della nonna, o mentre se lo guardava la coinquilina all'università - dai, su - ti sarà capitata: chi siano Ridge, Brooke e Sally Spectra lo sai anche senza saperlo, e dopo trent'anni (di più?) di colpi d'occhio casuali non puoi non ipotizzare che tra quei tre non sussista una qualche relazione.

 

Figuriamoci tra Altair, Deneb e Vega, dopo miliardi di anni che, ogni santa estate - taaac - te li vedi ripresentarsi puntualmente (LOL) assieme: un regista francese li vede e te li scrittura subito per farci un film in bianco e nero che finisce male. Dopo un po' te li canta anche Renato Zero.

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Benedizioni

Tra un mese parte il mio primo corso di formazione al Cantare Italiano.

Sarà fornito in due versioni separate, monolingua: italiana e inglese.

 

Si terrà a partire dall'autunno 2024 e si chiuderà entro la primavera 2025, in 15 sessioni di gruppo, da 2 ore ciascuna, che vedranno coinvolti massimo 4 partecipanti - i quali prima apprenderanno da me e poi applicheranno, insegnandosi a vicenda sotto la mia supervisione.

 

Il costo complessivo del corso è di €999 a partecipante.

Rispondi a questa email se ti interessa partecipare.

Formazione al Cantare Italiano - Programma

L'ultima stanza dell'ultima terzina di ciascuna delle tre cantiche dantesche è serrata dalla medesima chiave:

 

E quindi uscimmo a riveder le stelle (Inferno);

Puro e disposto a veder le stelle (Purgatorio);

Amor che move il sole e l'altre stelle (Paradiso).

 

E allora vénghino sióri vénghino ché usciamo a rivederle, quelle gocce di luce (stilla, tecnicamente, è goccia; per estensione poetica astro) che ci intrattengono nottetempo e dalla notte dei tempi coi racconti dei loro triangoli (soprano-tenore-baritono, per lo più).

 

Ché il rivederle è sempre buon segno: di assenza di rumore di fondo, di bel vibrato, di comprensione universale, di pace sotto lo stesso cielo.

Di inequivocabile uscita dalla babele infernale - (attra)verso un puro, e sempre più tale,

 

CANTARE ITALIANO.

 

La sua Maestra e Donna (cit.)

Recently uploaded on THE CANTARE ITALIANO ARKIVE: 

 

  • Puccini, La Bohème, full roles of Benôit/Alcindoro (playlist "Puccini")

  • Liszt, Tre Sonetti di Petrarca (playlist "Art Songs & Chamber")

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a fantastic coach, extremely helpful for young singers as well as experienced ones (Barbara Hannigan)

 

lingual and linguistic genius, almighty for vowel purity (Peter Tantsits)

 

bringing the language, the music and the characters to life; results of the very highes quality (Paul Nilon)

 

the foundation of a role, doesn't go on stage if she hasn't worked with me on it (Jennifer Rowley)

 

magic keystone of vocal technique, musical interpretation and building of the character: a radical rethink of the act of singing (Anna Piroli)

 

her incredible breadth of knowledge makes me feel entirely prepared (Heather Lowe)

 

opened up my voice, and a world before my eyes; every Conservatory should benefit of her teachings (Giulia Zaniboni)

 

a 180° turn in my work with the singers (Theophilos Lambrianidis)

 

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she is entirely devoted to the art of Opera singing, and her students (Ida Falk Winland)

 

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that can be learnt so deeply nowhere else in the world (Matilde Bianchi)

 

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