La newsletter dei CSRnatives n°2
4 maggio 2021

Crisi climatica, l'urgenza di agire

Intervista ad Andrea di Turi, giornalista esperto di finanza sostenibile e co-fondatore del network CSRnatives

Cosa vuol dire finanza sostenibile oggi?
È prima di tutto lotta alla crisi climatica. Il boom della finanza sostenibile in questi anni è legato soprattutto a questo. Siamo in estremo ritardo, bisogna fare di più e farlo molto più in fretta. Sappiamo che la finanza sostenibile è legata anche ad altro, la crisi climatica è solo un aspetto, ma ritengo che sia la cosa più importante adesso. Nessuno può scordare la dimensione sociale, ma dobbiamo focalizzarci sull’urgenza del problema. Anche perché il problema della crisi climatica è un tema di diritti umani. Il pianeta se ne frega se distruggiamo il clima, il punto è che ci sono di mezzo i diritti umani di base che sono messi in pericolo dalla crisi. Dobbiamo essere in condizione di poter respirare un’aria pulita e mangiare cibo sano.
Quali sono le scelte più urgenti da fare e a che punto siamo?
Le azioni da fare sono: riduzione emissioni, stop alle fonti fossili. La finanza fossil free è la scelta da fare. Se ne parla da quarant’anni, seguo il divestment da anni e adesso c’è stato un cambiamento. L’Irlanda è un ottimo esempio: ha fatto divestment dalle fonti fossili, ha dato un segnale molto forte. E oggi si può fare endorsment a qualsiasi livello sto seguendo il fossil fuel non-proliferation treaty, un’iniziativa globale ispirata al trattato di non proliferazione delle armi nucleari di cinquant’anni: l’idea è andare a creare un accordo vincolante fra nazionale per eliminare gradualmente tutte le fonti di energia fossile. L’iniziativa sta prendendo piede, alcune città come Los Angeles, hanno aderito all’iniziativa. Del resto, se non agiamo tutti insieme, non c’è speranza.
Come si sta comportando l’Europa?
Indubbiamente sta facendo tanto ed è stata d’ispirazione per il mondo. Il piano di azione per la finanza sostenibile è stato un bel traguardo e la cosa più bella è che lo abbia messo a disposizione di tutto il mondo e ha invitato altri stati ad aderire. Potrebbe fare anche di più, ma non può fare tutto da sola, perché è un continente piccolo però può mostrare la via agli altri.
Cosa è cambiato con la pandemia?
Forse ha aperto gli occhi, anche perché potrebbe essere solo la prima di una lunga serie. Ha fatto emergere ancora di più l’emergenza della crisi. Non si può più solo parlare, bisogna fare scelte radicali, andare dritti al punto, cambiare il modello di sviluppo. Adesso. La crisi peggiora di ora in ora. E purtroppo sento tanta ipocrisia e sono stufo perché si parla di queste cose da anni e la scienza ha una voce univoca sulla strada da percorre: tagliare le emissioni è l’unica strada possibile.
Cosa possono fare i CSRnatives e tutti i giovani che vogliono cambiare le cose?
Io sono un grande fan di Greta Thunberg perché ha cambiato la narrazione. I giovani pretendono trasparenza, coerenza e serietà. Non ci possiamo più permettere un’alternativa alla sostenibilità, i giovani sono le persone più adatte a chiedere conto ad aziende, organizzazioni, istituzioni di ogni tipo. Abbiamo assoluto bisogno delle nuove generazioni perché abbiamo fallito. La cop26 è un appuntamento da seguire perché è un “can’t fail” è la nostra ultima chiamata. Ho una proposta per voi CSRnatives: perché non provate a chiedere ai CSRManager o Sustainability Specialist di cambiare il loro biglietto da visita scrivendo “Climate Crisis Manager”? Perché è qui che si gioca la partita. Non si può fare altro e voi potete farlo.

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