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  • Immagine del redattoreFrancesco Zingoni

Blockchain 101


Si tratta di un “libro-mastro condiviso” per registrare la cronologia delle transazioni che non può essere modificato.

Con il termine blockchain ci si riferisce a un database che sfrutta la tecnologia P2P (rete locale in cui ognuno dei computer collegati ha al pari di tutti gli altri accesso alle risorse comuni, senza che vi sia un’unità di controllo dedicata come server) definibile come: “un registro transnazionale condiviso da tutte le parti che operano all’interno di una data rete distribuita di computer. Registra e archivia tutte le transazioni che avvengono all’interno della rete, eliminando la necessità di terze parti fidate”.

Le transazioni possono essere complesse, più un’operazione risulta essere complessa più ci sarà margine d’errore: la blockchain risolve questo problema trascrivendo tutte le transazioni in un unico registro che richiede l’approvazione di tutte le parti per aggiungerle. Ma come viene costruita una blockchain? Ogni volta che avviene una transazione questa viene messa in un block, questo viene poi collegato a quello immediatamente precedente e a quello immediatamente successivo. Essi vengono poi bloccati tutti assieme e così ogni block è aggiunto all’altro in in una catena irreversibile.

(fonte: Reuters)


Alcuni benefici sono facilmente individuabili: si elimina il processo di dover confrontare registri diversi delle diverse parti coinvolte, l’accesso è garantito solo a chi deve avere determinate informazioni, per aggiungere una transazione è richiesta l’autorizzazione di tutti i membri e nessuna informazione può essere cancellata da nessuno.

(fonte: Reuters)


La fama di questa tecnologia è dovuta in larga parte a Satoshi Nakamoto (中本哲史) che, proprio nel 2008, ha inventato la criptovaluta nota come Bitcoin (BTC). Quest’ultima è forse l’applicazione pratica della blockchain che più ha fatto, e tutt’oggi fa, discutere alcuni dei più grandi economisti e manager ma non è certamente la sola.

La blockchain può essere utilizzata ad esempio per: • Scuola e mondo accademico: per autenticare titoli accademici; • Sanità: applicata a questo settore la blockchain può permettere a ospedali, contribuenti e altre strutture sanitarie di condividere l’accesso ai loro network senza compromettere la sicurezza e l’integrità dei dati; • Legittimazione del voti elettorali: in questo caso la necessità di trasparenza è evidente. In breve, qualsiasi procedimento che richieda trasparenza e un registro non modificabile o una qualche forma di transazione può sfruttare la tecnologia blockchain: come è facile comprendere, quindi, le applicazioni sono praticamente infinite. È tutto oro quel che luccica? La risposta è molto semplice: no. Ad esempio: • le blockchain utilizzano un'energia eccessiva; • la scalabilità rimane il punto debole della blockchain; • le blockchain possono essere terribilmente inefficienti.

“Quando introduco sistemi, metodi, modelli, strumenti o dispostivi che permettono di trovare soluzioni concrete e originali a problemi reali o anche miglioramenti di soluzioni già presenti ma capaci di portare vantaggi misurabili, quella è innovazione. L’innovazione risponde a un bisogno, a volte questo bisogno è espresso, a volte è latente, ma quello che a mio avviso contraddistingue un’innovazione è la fattività, la possibilità di essere realizzata e applicata”

(così il prof. ing. Leonardo Masotti, co-fondatore del gruppo El.En, definiva il concetto di innovazione).


La blockchain rappresenta tutto questo: è una soluzione concreta a problemi reali (bisogno di trasparenza), che porta vantaggi misurabili (sopratutto in merito alla riduzione dei costi), risponde a un bisogno sia espresso sia, in parte, latente, è fattibile ed è, sempre più, applicata ed applicabile.

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