Ogni volta che sto facendo una lezione su di lui, me lo sento in un angolo dello studio a sorridermi così, dolce e pacioso, il Maestro dei Maestri di Canto; in carne e ossa.
Perché è lui, quello che ha saputo riportare nell'Opera la carne e le ossa;
i laranlallera colle donnette e i laran-lalla-lallà coi cavalieri;
le bizzarrie sessuali, le debolezze, i bocchini e i bocconi, le api che saltano dai gigli alle rose, i peli corporei da domare, il sudore, lo sporco, l'accento, le inflessioni dialettali, la pura nevrosi, le balbuzie, i tic e finanche la ddrhoga - l'umanità totale.
Insomma tutto ciò che l'Opera seria aveva (e giustamente) epurato dall'Opera da esportazione (da "L'Italia Made in Italy" - per citare un'altro personaggio molto molto rossiniano: ecco, quando io penso a Figaro, penso a Rosa Chemical).
E l'ho detto mille volte, ma lo ridico: è per questo che Hayez, nel celebre ritratto di Brera, gli ha messo in mano una partitura intitolata "Musica dell'Avvenire": avvenire sia nel senso di futuro, che di happening, di ciò che avviene; che accade, succede.
Perché questo fa, la sua musica ologrammatica e psichedelica: avviene; e fa avvenire.
Boh, IO LO AMO.