Newsletter settembre 2016

L'attività motoria in età infantile

Ho chiesto alla Dr.ssa Marica Bizzi di scrivere un articolo sull'attività motoria del bambino in età infantile. La risposta è stata affermativa, l'avrebbe scritto sull'aereo in volo per gli USA. Non avevo tenuto conto che il volo è lungo.. e l'articolo non sarebbe stato breve. Buona lettura

L’attività motoria in età infantile è considerato un argomento tabù causato da una società poco abituata ad un corretto approccio sportivo. Il bambino possiede delle capacità differenti che deve poter apprendere in linea con la propria crescita evolutiva. Nei primi mesi di vita, il fanciullo impara alcuni riflessi incondizionati quali, per esempio, la capacità di stringere la mano ogni volta che gli si sfiora il palmo o la capacità di sollevare il capo per seguire un oggetto. Questi riflessi, in età infantile, si evolvono poi in capacità motorie di base che devono essere apprese necessariamente in questo preciso stadio della crescita come camminare, rotolare e arrampicarsi. Piccola parentesi per sfatare un mito: è importante sottolineare che l’essere umano è fatto per camminare sulla terra e per quanto sia importante che il bimbo apprenda tutte le capacità acquatiche previste lo è di più che apprenda correttamente gli schemi motori terrestri di base. L’attività neonatale svolta in acqua comprende attività di ambientamento acquatico e principalmente di gioco basato sulle fasi di crescita propria del bambino, al fine di fargli comprendere che l’acqua non rappresenta un pericolo ma una possibilità di gioco. In età scolare apprendono la nuotata fine a sé stessa e, nonostante le dicerie popolari, recenti studi provano che il nuoto non rappresenta uno degli sport più completi. Il mio personale consiglio è di affiancare all’attività natatoria svolta una volta a settimana una qualsiasi ulteriore attività ludico-motoria.

 

Andiamo ora ad elencare le caratteristiche principali dell’età compresa tra i 3 ed i 5 anni:

  • periodo di turgos primus
  • attività di gioco individuale, fantasioso ed imitativo che è alla base di ogni attività di movimento
  • comparsa delle prime forme di attività del movimento
  • permangono alcuni movimenti associati
  • esuberanza motoria
  • scarsa precisione
  • periodo della pre-operatorietà cognitiva
  • hanno inizio le prime forme di rappresentazione mentale
  • è ancora legato alla concretezza
  • consistenti progressi delle capacità di apprendimento e di controllo motorio
  • rimane in situazione di egocentrismo anche quando gioca con gli altri
  • inizio dei rapporti sociali anche in ambito extra-familiare
  • conoscenza di nuove figure adulte e di nuovi compagni
  • aumenta il vocabolario posseduto
  • alla fine del quinto anno il linguaggio è completo sia nella struttura sia nella forma
  • caratterizzato da una morale di tipo eteronomo
  • progressiva acquisizione di autocontrollo

 

Per spiegare velocemente quello sopra elencato, questa fase rappresenta un momento di equilibrio nella crescita ovvero è un momento in cui il bimbo cresce ponderatamente e non è caratterizzata da picchi improvvisi di sviluppo. Ciò comporta la possibilità di essere in sintonia con il proprio corpo e quindi di poter apprendere movimenti coordinativi più complessi, come in tutte le fasi di turgos. Ricordiamo che è necessario che il bambino sia sempre seguito da esperti motori che abbiano studiato come far approcciare il fanciullo all’attività ludica. In questa fase delicata particolare, come in realtà anche in tutte le altre fasi di crescita, in cui il bimbo dipende ancora interamente dalla figura adulta, è quindi più importante scegliere attentamente la persona a cui si sta affidando il proprio figlio piuttosto che lo sport in sé praticato. Se l’attività è svolta correttamente in realtà si tratterà sempre di “gioco sport” ovvero un avviamento ludico all’attività sportiva scelta. Gli esercizi saranno sempre percorsi motori atti a sviluppare le capacità motorie di base (superamenti di ostacoli, rotolamenti, capovolte, salti, ecc), uniti a giochi rivolti alla scoperta dello spazio (proprio e circostante) e al rapporto con sé stessi e gli altri. Tutto ciò unito naturalmente all’uso di un mezzo specifico, se si tratta di sport con la palla come il calcio, o all’apprendimento di tecniche proprie dello sport individuale scelto. Una delle peculiarità che distingue un esperto psicomotricista da un profano è la capacità di unire l’uso della smisurata fantasia del bambino all’attività ludica che sta eseguendo; la sua immaginazione deve essere costantemente stimolata di pari passo alle sue capacità coordinative. Un insegnante ha il compito di capire il grado di sviluppo motorio in cui il fanciullo si trova, che è differente per ogni individuo anche se l’età biologica coincide con quella dei coetanei; deve perciò aiutare il genitore a comprendere che ognuno ha i propri tempi di apprendimenti e che non sempre se in quella determinata fase di crescita il bambino non risulta capace non è detto che non potrà mai esserlo, a volta ha solo bisogno di più tempo.

Passiamo ora ad elencare le caratteristiche di un’altra importante fase dello sviluppo, detta fanciullezza, ovvero l’età che va dai 5 ai 7 anni:

  • periodo di proceritas prima
  • squilibrio peso statura
  • apparato muscolare in ritardo rispetto all’allungamento osseo
  • ipotonia posturale e funzionale
  • lassità legamentosa
  • limitate capacità respiratorie a causa della conformazione ancora cilindrica della gabbia toracica
  • scarsa conoscenza e padronanza del corpo
  • mancanza di coordinazione motoria
  • capacità d’attenzione sufficiente
  • limitata comprensione delle spiegazioni astratte
  • permangono tratti evidenti di egocentrismo
  • rapporti sociali prevalentemente unidirezionali
  • rapporto di dipendenza dell’adulto
  • fragilità psicologica
  • senso di solitudine
  • desiderio di gratificazione da parte dell’adulto
  • paura di affrontare nuove esperienze di movimento

 

In questa fase si passa alla continuazione del lavoro svolto nella fase precedente, prestando però attenzione alla consapevolezza che il bimbo non è cosciente del proprio corpo. Tutto il lavoro motorio fatto nella fase infantile andrà con pazienza rivisto e rispiegato al fanciullo che penserà di avere le medesime capacità ma che in realtà non sarà in grado di farle gestire al proprio corpo correttamente. Il lavoro del psicomotricista dovrà comunque essere il medesimo e dovrà collaborare con il genitore al fine di rendere sempre più il bimbo indipendente al di fuori dall’ambito familiare per prepararsi al periodo scolare, oltre al dover segnalare eventuali problemi motori gravi. Volevo sottolineare che nonostante il nostro sistema sociale si basi prettamente sullo studio e sull’apprendimento scolastico, la possibilità di svolgere attività motoria stimola la corteccia celebrale nell’apprendimento delle capacità coordinative che aiuteranno il bimbo a sviluppare la propria lateralità collegata allo sviluppo cognitivo. La socializzazione imposta dall’attività sportiva aiuta lo sviluppo del linguaggio e quindi la capacità di comprensione, ed Il tutto favorirà l’adulto nella gestione dei rapporti interpersonali. Alcuni studi associano le problematiche legate alla dislessia alla carenza nello sviluppo degli schemi motori di base e delle capacità coordinative legate ad essi. A questo proposito ricordo che alcuni arti marziali, come il karate, aiutano il bimbo dislessico o con patologie affini a migliorare o comunque controllare la situazione attraverso ad attività dette closed skills; attraverso la ripetizione di gesti uguali e di facile comprensione che col tempo si evolvono in gesti tecnici più complessi, si aiuta il bambino a stimolare la comprensione della propria lateralità ed a sviluppare le capacità attentive e di concentrazione spesso carenti nel bimbo dislessico.

Vorrei quindi concludere riassumendo quanto detto ossia che l’attività motoria infantile è fondamentale per tutti i motivi sopra elencati, che deve essere prevalentemente di tipo terrestre e seguita da un professionista del settore laureato in scienze motorie.

Attenzione a non farvi abbagliare da sigle o promesse, attualmente in Italia non sempre basta il simbolo del CONI per garantire professionalità assicurata, mentre una laurea nel settore rappresenta quasi sempre un prodotto garantito.

 

 

 

Bizzi Marica

Laurea specialistica in scienza, tecnica e didattica dello sport

Esperta di Karate e di Calcio, settore piccoli amici

 

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